Oggi ci focalizzeremo sul nuovo arrivato di casa Samsung: il chiacchieratissimo Galaxy Alpha che, per la prima volta dai tempi di Omnia 7, riporta l’alluminio negli smartphone della casa coreana.
Quest’anno Samsung ha deciso di ampliare la fascia alta del suo segmento Android, andando ad affiancare alla serie Galaxy S (giunta alla quinta generazione) e Galaxy Note (parleremo anche del quarto phablet di Samsung nei prossimi giorni!) un brand tutto nuovo, che differisce dai primi due (specie dal primo) soprattutto per la scelta dei materiali.
La prima cosa che colpisce di questo terminale è la qualità costruttiva: sebbene ad essere in alluminio sia solamente la cornice esterna, ciò è sufficiente per garantire una ottima solidità e la sensazione di avere in mano un terminale “premium”. La finitura della cornice è smussata ai lati, riprendendo in maniera del tutto analoga (inutile negarlo) la cornice di iPhone 5/5s.
La disposizione dei tasti è quella classica di Samsung e, più in generale dei dispositivi Android, (sul lato destro abbiamo il pulsante di accensione e spegnimento, sul sinistro invece il bilanciere del volume); i tasti rispondono molto bene alla pressione, regalando un ottimo feedback che va a contribuire all’idea di solidità e leggerezza che contraddistingue questo device. Presente anche il classico tasto centrale, affiancato da ambo i lati dai classici tasti soft-touch che, quando la retroilluminazione è spenta, risultano del tutto invisibili, come da ormai quinquennale tradizione. La porzione di schermo immediatamente sovrastante il pulsante centrale ospita anche l’immancabile (?) lettore di impronte. Sulla cornice superiore, è assente questa volta la porta ad infrarossi: tenetevi ben stretto il telecomando del TV di casa quindi, perché contrariamente a S5 questo telefono non funziona come universal remote.
Il retro del device è in materiale plastico, lavorato con una texture che ricorda quella di S5 pur non sembrando altrettanto “giocattolosa” e, nel complesso, il feeling che restituisce al tocco è piuttosto gradevole, e a nostro avviso migliore di quello di S5. Il coperchio della batteria è rimovibile: all’interno troviamo la batteria e il vano SIM, ma non purtroppo lo slot per l’espansione di memoria tramite MicroSD, cosa che farà storcere un po’ il naso agli aficionados della casa coreana, che è invece solita proporre device dalla memoria espandibile. I 32GB di memoria integrata (circa 20 quelli liberi al primo avvio) sono comunque un quantitativo soddisfacente nella maggior parte dei casi, e difficilmente potrà essere questo il motivo per non scegliere questo device.
Lo schermo vanta una diagonale da 4,7” con risoluzione HD, esattamente come iPhone 6; a differenza del melafonino però, che monta un pannello IPS, qui abbiamo un display con tecnologia SuperAMOLED. Senza stare a dilungarsi troppo su pregi e difetti delle due soluzioni, diciamo in generale che Samsung vince sulle tonalità scure, iPhone su quelle chiare (tanto è bello il nero del device coreano, così è perfetto il bianco sul melafonino). Nel complesso uno schermo comunque molto buono, con ottimi colori e un eccellente angolo di visuale, ma che non eccelle nettamente in nessun ambito (eccettuati i neri come detto, ma questa è una caratteristica di tutti i pannelli con tecnologie derivate dall’OLED), specie se confrontato con pannelli SuperAMOLED di altri device Samsung: basti pensare che Galaxy S4 montava già un display FullHD l’anno scorso, e una tecnologia come quella AMOLED beneficia non poco di incrementi di risoluzione di questo tipo, proprio per come è strutturata la matrice dei pixel. Buona la leggibilità al sole, anche se in queste circostanze personalmente preferiamo come si comportano i pannelli LCD.
Il motore che muove il tutto è una novità: si tratta di un SoC (Sistem on Chip) proprietario, ovvero sviluppato internamente da Samsung ed appartenente quindi alla serie Exynos. Stiamo parlando di un processore molto prestante, dotato di 8 core (4 core da 1.8GHz+4 core a basso consumo da 1.3GHz), che però non funzionano tutti insieme, ma si daranno invece il cambio a seconda del carico di lavoro (il vantaggio quindi, più che prestazionale, è a livello di consumi, dal momento che il processore più potente verrà chiamato in causa unicamente quando necessario, mentre per tutto il resto il lavoro verrà demandato ai 4 core a basso consumo).
Un processore che, senza mezzi termini, ci ha convinti in pieno: sebbene il software sia praticamente il medesimo presente su Galaxy S5, la fluidità del sistema (entrambi i terminali montano l’ultima versione di Android disponibile, ovvero KitKat 4.4.4, coadiuvata dall’interfaccia TouchWiz proprietaria) è migliore (complice forse anche l’adozione del pannello HD invece di uno FullHD), ed ogni pur sporadico piccolo lag che affliggeva il modello di punta S5 qui pare totalmente sparito: il passaggio tra le applicazioni è rapido e in generale ogni operazione viene svolta in scioltezza e senza impuntamenti di sorta.
La RAM è di 2GB, lo standard odierno per la fascia alta, e questo consente al sistema di non dover quasi mai ricaricare applicazioni o pagine del browser aperte in precedenza nel momento in cui andiamo a richiamarle: la maggior parte delle volte, l’app sarà esattamente al punto in cui l’avevamo lasciata.
Se il processore ci ha stupito positivamente nel momento in cui gli è stato chiesto di mostrare i muscoli, lo stesso ahimé non si può dire dell’impatto sull’autonomia: nonostante l’adozione dei 4 core a risparmio energetico, infatti, Galaxy Alpha non è certo un mostro sotto questo punto di vista, e anzi con uso intenso sarà difficile arrivare a sera purtroppo (anche se la batteria sostituibile può permettere di ovviare al problema con una spesa di pochi euro).
Eccellente il comparto multimediale: più che il già citato schermo (che rimane un ottimo pannello) a stupire è la fotocamera, che regala scatti davvero molto buoni anche in condizioni non eccezionali (ricordiamo comunque che è un telefono, e non una macchina fotografica!); la messa a fuoco è rapida e precisa, e il tempo di scatto è davvero molto ridotto; inoltre la miriade di opzioni e impostazioni offerte dall’app di sistema non deluderà i più esigenti.
Buoni anche i filmati (il telefono raggiunge in registrazione i 4k), inclusa la riproduzione dell’audio. Ottimo l’audio in capsula e con le cuffie, molto buono anche l’altoparlante, che non stupisce ma fa bene il suo lavoro (un po’ carenti i bassi, ma francamente nessuno si dovrebbe aspettare una qualità maggiore da un altoparlante di queste dimensioni), e rende agevoli le conversazioni in vivavoce.
In conclusione, Samsung sforna un prodotto molto bello ma non eccezionale, che pur mantenendosi coerente con i predecessori, se ne distacca prendendo in prestito qualcosa dalla mela, nel bene e nel male: non solo il design infatti, ma anche memoria non espandibile e batteria non certo eccezionale sono caratteristiche che molto ricordano il melafonino.
Un’occasione sprecata per scippare qualche utente alla azienda di Cupertino nell’anno del “bendgate”? Forse in parte, ma di certo Galaxy Alpha rimane un device da prendere in seria considerazione se non si necessita di una autonomia stratosferica: le dimensioni compatte, il peso contenuto, il design ricercato, i materiali nobili, l’ottimo comparto multimediale e la eccellente fluidità con cui tutta la UI viene mossa sono dei pregi di cui non si può tenere conto in fase di acquisto.