Quando 3 anni fa Samsung presentò il primo Galaxy Note, il terminale aveva suscitato insieme meraviglia e perplessità: la diagonale dello schermo, ben 5,3”, spaventò non poco l’utenza, abituata a considerare impegnativo già il 4,3” di Galaxy S2; dall’altro lato, la risoluzione HD, l’hardware incredibile (per l’epoca, ovviamente!) e, naturalmente, il pennino, hanno fatto in modo che l’utenza iniziasse pian piano ad interessarsi a questo prodotto, che, in barba a chi sosteneva che non avrebbe avuto alcun futuro, è arrivato quest’anno alla quarta iterazione: parliamo oggi di Samsung Galaxy Note 4!
Uno sguardo alla scheda tecnica, e subito capiamo che ci troviamo di fronte ad un mostro di potenza al momento ineguagliato, oltre che ad uno dei terminali più completi (se non il più completo) sul mercato: processore Snapdragon 805, 3GB di RAM, schermo da 5,7” con risoluzione 1440*2560 (per una densità di pixel incredibile: ben 515 ppi!), fotocamera da 16Mp con stabilizzatore ottico, sensori di luminosità, prossimità, cardiofrequenzimetro, rilevatore di raggi UV, lettore di impronte digitali, trasmettitore a infrarossi e, naturalmente, pennino attivo con tecnologia Wacom!
Dal punto di vista della dotazione hardware quindi, nulla da eccepire!
Esteticamente, il prodotto riprende in pieno Galaxy Alpha (e come quest’ultimo, infatti, Note 4 non è impermeabile ad acqua o polvere, contrariamente a S5): stessa cornice metallica, con la medesima rastrematura sul lato lungo atta a facilitare l’impugnatura, e stessa lavorazione in stile iPhone 5/5s sugli spigoli. Anche i pulsanti di accensione/spegnimento e di regolazione del volume sono del tutto analoghi a quelli del “fratello minore”. Sul lato inferiore troviamo il connettore USB 2.0 (francamente inspiegabile il ritorno a questo standard rispetto al connettore USB 3.0 di Note 3, anche se in effetti non si tratta di un malus così notevole…) e i due microfoni: assente quindi l’altoparlante, che è stato posto questa volta posteriormente (purtroppo aggiungeremmo, dal momento che appoggiandolo su superfici assorbenti come, ad esempio, un divano, il suono verrà notevolmente ridotto e distorto, il che è un vero peccato dal momento che l’altoparlante in sé è piuttosto valido).
Anteriormente troviamo il display, sovrastato dalla fotocamera frontale e dai sensori di luminosità e di prossimità.
Al di sotto del display, il classico tasto “home” (fisico), affiancato dai tasti “indietro” e “multitasking” (a sfioramento, invisibili a schermo spento).
Il copribatteria (anche qui, come da tradizione Samsung, rimovibile) ha una finitura che ricorda quella in finta pelle di Note 3: come per il predecessore, la variante nera, a causa della differente lavorazione rispetto a quella bianca, garantirà un maggiore attrito, e di conseguenza un’impugnatura più salda (aspetto da non sottovalutare, date le dimensioni importanti del terminale: 146.85 x 82.95 x 9.65 mm, per ben 178g di peso!).
Una volta rimosso, il coperchio posteriore rivela il vano MicroSIM, lo slot per l’espansione MicroSD (assente invece, come visto, su Galaxy Alpha) e la strepitosa batteria da 3220 Mah, in grado di garantire una autonomia da record, superiore sicuramente al predecessore (che permetteva comunque di concludere la giornata in scioltezza), e che torna ai livelli del “nonno” Galaxy Note 2, consentendo anche in scenari di forte stress di giungere alla giornata successiva con ancora circa il 20% di autonomia: davvero notevole, e lo è ancora di più se si pensa che parliamo di un prodotto con CPU di ultima generazione (questo 805 sembra comunque meno energivoro del predecessore 800/801, nonostante l’aumento prestazionale) e schermo SuperAMOLED 2k!
Proprio lo schermo ci ha piacevolmente stupiti, e segna senza ombra di dubbio uno step successivo nella scala evolutiva dei pannelli OLED: la definizione è perfetta (anche a distanza ravvicinata, è fisicamente impossibile vedere i singoli pixel), il contrasto è come sempre eccellente, l’angolo di visuale praticamente totale, e la luminosità e la gestione dei bianchi è notevolmente migliorata anche rispetto a S5 (che fino ad ora rappresentava il non plus ultra degli schermi SuperAMOLED): la visibilità all’aperto è davvero buona, anche in pieno sole. Inoltre, Samsung ha adottato un sistema di regolazione della gamma a seconda dell’ambiente circostante, esattamente come in Galaxy S5, il che permette di evitare distorsioni cromatiche sul display in caso di luminosità ambientale non ottimale.
Se lo schermo è eccezionale (e chi scrive non è un amante degli OLED!), la fotocamera non è da meno: il sensore da 16Mp si rivela non solo definito, ma anche molto valido; lo stabilizzatore ottico è un plus considerevolissimo e, specie in condizioni di scarsa luminosità o volendo utilizzare HDR, regala immagini nitide e mai sfocate. I filmati sono anch’essi ottimi (il sensore registra in 4K), anche se contrariamente alle foto non sbaragliano la concorrenza. Un plauso inoltre alla rapidità di messa a fuoco: praticamente istantanea! La miriade di impostazioni e filtri presenti nell’app di sistema, inoltre, non lascerà a bocca asciutta neppure l’utente più esigente, e a livello software il lavoro fatto da Samsung è a dir poco encomiabile.
Se c’è una cosa che differenzia la gamma Note dalla concorrenza, è senza dubbio il digitalizzatore attivo Wacom: il pennino, che normalmente rimane integrato nella scocca, regala più di una funzione atta ad aumentare drasticamente la produttività: appunti rapidi, scrittura manuale, selezione intelligente (e per di più con OCR integrato, ovvero il riconoscimento automatico della scrittura a partire da un’immagine) sono solo una piccola parte delle funzioni che la penna consente.
Ma a rendere questo terminale, a nostro avviso, il più produttivo smartphone ad oggi sul mercato, è la gestione del multitasking: Samsung, contrariamente ad altri, si è chiesta che senso avesse pensare di poter disporre di una sola applicazione alla volta pur disponendo di uno schermo così ampio. La risposta è nell’avanzatissimo sistema di multitasking implementato dalla casa coreana nel suo terminale di punta: non solo potremo affiancare più applicazioni (come del resto già si poteva fare a partire da Galaxy S3), ma si potrà anche ridurre le app a “floating icon”, con un sistema che ricorda moltissimo le “chat-heads” dell’app Facebook Messenger: avremo quindi a disposizione tutte le app che vogliamo, e potremo richiamarle a tutto schermo, solamente su una porzione di esso (ad esempio possiamo fare in modo che una app occupi la parte superiore del terminale, e un’altra la parte inferiore), oppure in modalità finestra.
Il passaggio tra le modalità è molto semplice ed intuitivo, e regolato da gesture piuttosto immediate da assimilare. Non manca la possibilità di effettuare drag-and-drop da un’app all’altra, oppure dalla nostra raccolta (anch’essa riducibile a pratica icona).
In sostanza, un sistema di multitasking che ricorda molto Windows (NON Windows Phone: Windows!), e che offre un’infinità di possibilità in ambito lavorativo, senza perdere mai un colpo dal punto di vista prestazionale.
Ottimo anche l’utilizzo ad una sola mano, nonostante le dimensioni del display: come per il predecessore (e per S4 ed S5), effettuando uno swype da dentro lo schermo fino al bordo, e di nuovo indietro, tutta l’interfaccia verrà ridotta dimensionalmente e posta in una finestra trascinabile e regolabile, al fine di poter usufruire di tutte le funzioni del telefono su di uno schermo di dimensioni inferiori (anche i tasti laterali sono saggiamente riportati nella cornice della finestra, in maniera da rendere agevole qualsiasi operazione senza modificare l’impugnatura del device).
Molto buona la navigazione internet, che però convince di più con browser diversi da quello di default, che soffre di piccoli lag in fase di zoom (Chrome unito al plugin per Samsung, presente sul Play Store, offre invece una navigazione impeccabile). La risoluzione dello schermo, unita alla generosa diagonale e alla possibilità di utilizzare la penna come puntatore del mouse, ridurrà ad ogni modo drasticamente la necessità di effettuare degli zoom all’interno delle pagine web, che il più delle volte risulteranno perfettamente godibili in tutte le loro parti, specie utilizzando il terminale in orizzontale.
Ricezione telefonica nella media (ottima la navigazione quando si è sotto copertura 4G/LTE), audio in capsula eccellente, in vivavoce eccellente con riserva: come detto, l’infelice scelta di porre l’altoparlante sul lato posteriore del telefono non ci convince in generale, ed in particolare fa rabbia pensare che il predecessore fosse un passo avanti da questo punto di vista.
Samsung, poi, non si scorda di quanto di buono fatto in precedenza dal punto di vista della gestione dei sensori per il monitoraggio dello stato di salute: prende quindi la suite S-Health di Galaxy S5 e Galaxy Alpha, e la porta su Note 4. Nessuna grande novità quindi sotto questo punto di vista, ma un “more of the same” che non deluderà chi già conosce le app dedicate alla salute presenti sugli ultimi terminali della casa coreana, e che probabilmente stupirà piacevolmente i più sportivi tra i neofiti, complice la già citata miriade di sensori, su tutti il sensore di battito cardiaco e quello per le radiazioni UV, entrambi collocati sotto alla fotocamera posteriore, accanto al flash LED.
In conclusione, Samsung offre un prodotto completo, dal design ricercato, relativamente maneggevole nonostante le dimensioni (complice qualche accortezza nel software atta a facilitare l’uso ad una mano), dall’autonomia straordinaria, con uno schermo validissimo e un software (Android 4.4.4 ma con qualche richiamo ad Android L, il nascituro di Google: su tutti, la gestione delle app recenti “a carosello”, come visto nella developers preview del nuovo Android) non solo rapido e piacevole da utilizzare, ma che fa della produttività un punto di forza, strizzando pesantemente l’occhio all’utenza business, che certo apprezzerà il multitasking rivoluzionario di questo prodotto e la batteria praticamente infinita, senza scordarsi dell’utente comune, che rimarrà senza dubbio deliziato dalle capacità multimediali di Samsung Galaxy Note 4.